domenica 25 gennaio 2009

"Le stelle quella sera sembravano gemme ed impreziosivano unarazzo blu scuro chiamato cielo. Con il loro brillante luccichio pareva stessero tremando di paura ... o di freddo?
A dire la verità, anche tanti lampioni illuminavano la piccola stazione deserta, come sempre nelle ore notturne, e quello scorcio di paese, che nessuno stava guardando. In sottofondo il verso delle civette, il canto dei grilli e la brezza di terra che spingeva, lontano dai binari, il suono perpetuo delle onde del mare. Quel mare che milioni di innamorati di tutto il Mondo guardano, prima di perdersi l'uno nello sguardo dell'altro, l'uno nel corpo dell'altro.
Ma a qualche centinaio di metri da quel mare... qualcosa si aggiunse alla scena. La stazione non fu più deserta: due giovani, un ragazzo ed una ragazza, avanzarono lungo la piattaforma, mano nella mano, senza alcuna fretta... non sembravano viaggiatori perchè non portavano valige e nessun treno avrebbe effettuato servizio passeggeri fino all'indomani.
"Ti rendi conto che non è normale trovarsi qui?" chiese improvvisamente e quasi colpevole il ragazzo, guardando la sua bella. "Ma perchè? Qua di sicuro nessuno ci disturba..." disse dolcemente lei. Eleonora non smetteva più di sorridere, era apparentemente felice e ansiosa di trovarsi in quel posto. "Io scherzavo, sei tu che mi hai preso maledettamente sul serio! Dio mio... portare una ragazza dentro una stazione all'una di notte... c'è da vergognarsi! Ma davvero non ti scoccia?" "No, non rompere..." tagliò corto lei, mentre con lo sguardo cercava una panchina su cui sedersi. Il ragazzo immaginò che da lì a poco lei si sarebbe uccisa di noia... ma sarebbe stato sciocco ed inutile insistere... preferì tacere ed assecondare la ragazza.
Eleonora individuò ciò che stava cercando: una panchina al binario 1. Sempre per mano, quasi come "fosse del luogo", guidò Giorgio fin là e si sedetterò.
In quella placida notte d'estate trovarsi all'aperto era una piccola delizia, dopo il pomeriggio passato a boccheggiare a causa dell'afa.
I segnali di partenza all'estremità della piccola stazione erano tutti disposti al rosso. Giorgio sorrise fra se e se: pensò a quanto fosse inverosimile trovarsi con lei nel bel mezzo della notte, in una stazione... Soprattutto perchè non dovevano prendere nessun treno! In quel momento, la Natura romantica prese il sopravvento e Giorgio non potè resistere oltre: strinse forte a se Eleonora e la baciò teneramente... la situazione era perfetta e lei era troppo bella per non farlo. Con l'occhio semiaperto però colse un cambiamento di luce... un segnale si era appena disposto al verde. Eccoci, la situazione diventava ancora più intrigante. Reagendo d'istinto al nuovo stimolo, il giovane si lasciò prendere dagli eventi e interruppe frettolosamente quel bacio, lasciando capire che il suo pensiero era altrove.
"Beh, che fai? Ah... arriva il treno..." sospirò lei sconsolata, ormai abituata ad essere "sorpassata" dai treni in determinate situazioni.
Giorgio si rese conto di aver avuto il tatto di Jack lo Squartatore ed il romanticismo di Terminator... ma ormai "la frittata" era fatta e lei sembrò rassegnata a quel comportamento. Con comprensione ed enorme pazienza, non offendendosi e non facendo scenate come avrebbero fatto quasi tutte le ragazze, abbracciò dolcemente il proprio uomo, sospirando ancora e appoggiando la testa sul suo petto. Poi, entrambi si volsero a sud, da dove il treno sarebbe apparso a momenti. Il ritmico canto della Leopolder continuava insistente, squarciando la quiete della idilliaca notte estiva. Nessuno nel raggio di chilometri si sarebbe curato del passaggio di quel treno a notte fonda... solo loro. Improvisamente silenzio, la Leopolder si era placata. Giorgio aguzzò la vista, in cerca di un segnale, di una luce... ed ecco laggiù, un riflesso lontano nelle tenebre, lo scintillare blu di un sempre più presumibile pantografo. Le rotaie cominciarono a vibrare e a sibilare, in un crescendo di sonorità intense, quasi fosse l'ouverture di una sinfonia. Giorgio aveva sempre adorato quel rumore. Il treno si stava avvicinando, avventandosi sui binari come un feroce predatore, ed i suoi proiettori, i grandi occhi gialli della fiera, avevano ormai vinto del tutto l'oscurità.
Vari metri cubi d'aria sbatterono istantaneamente sui visi dei due spettatori, quando la belva notturna ruggì violentemente e passò oltre, col suo possente corpo metallico, trascinando la sua inseparabile cucciolata, in fila quasi silenziosa, tutta illuminata e colorata. Uno, due, tre, quattro e altri ed altri ancora. Come flash veloci e intensi di luce, tutte le carrozze passarono davanti ai loro occhi, due affascinati e altri due socchiusi per il devastante fracasso. Così, fino all'ultima carrozza, che portò con se un rumore più leggero, ferrigno presagio di calma imminente.
Le lucine di coda intermittenti sembrarono salutare i due giovani facendosi sempre più lontane e confondendosi nuovamente con l'oscurità, verso nord, inghiottiti dalla linea.
Come dopo ogni terremoto, tempesta o tsunami, la calma si ristabilì totalmente. Grilli e civette ripresero l'altra, la loro, sinfonia interrotta.
"Chissà dove andava..." chiese Eleonora, con aria un pò ingenua, fingendo una parvenza di improbabile interesse. "Hai visto la scritta SNCF? Sono le ferrovie francesi. Quello è un treno per la Francia. Hai visto come correva?" "Mh mh..." annuì lei, non condividendo troppo l'eccitazione del compagno.
I due erano ancora abbracciati sulla panchina del binario 1.
Giorgio guardò la sua compagna. La luce tremolante di un neon illuminava i suoi splendidi occhi verdi e presto, lui lo sapeva, un magnifico sorriso si sarebbe acceso sul suo volto. "Beh, che ti guardi?"
"Sei bellissima" rispose lui,convinto e un pò emozionato. Eleonora arrossì e abbassò gli occhi, un po' intimidita da quel complimento ricevuto in un posto ed in un momento inaspettato, ma intimamente compiaciuta.
DIN DIN DIN DIN... era ancora la Leopolder, stavolta in transito verso sud, con la procedura che si ripeteva: TAK. Il segnale si apriva al verde.
Giorgio si alzò dalla panchina. Eleonora lo guardò stranita "Ma che fai?...Adesso passa! ..."
"Basta treni!" Rispose lui "Vieni... ti porto a vedere il mare..." e le porse le mani per farla alzare da quello scomodo giaciglio. Eleonora non fece domande, anche se non capiva granchè l'improvvisa decisione di perdersi per pochi secondi quel transito. I due innamorati, come erano entrati, uscirono mano nella mano. Un attimo prima di uscire dall'atrio la Leopolder si spense e annunciò con il silenzio l'arrivo del treno.
Giorgio rallentò fino a fermarsi ed Eleonora capì che la sua passione lo stava sopraffacendo ancora una volta e l'avrebbe portato a voltarsi ad osservare quel treno. Sconsolata abbassò gli occhi senza girarsi, in attesa della solita sequenza di sibili, ruggiti e vibrazioni. Sapeva che era sciocco essere gelosa di un mezzo di locomozione e quindi non protestò, limitandosi ad un "Uffa..." a denti stretti. Ma Giorgio si era fermato e voltato non per guardare il treno ma per baciare la sua bella. E la dolcezza di quel bacio si contrappose al duro sferragliare di un lungo treno merci che martellava stanco e senza fretta sui binari a pochi metri da loro. Così, quando il frastuono sui binarì terminò ed il treno fu inghiottito dalla curva in uscita dalla stazione, anche il bacio terminò.
Ormai i due avrebbero potuto essere ovunque: nessun'altro e nient'altro importava. C'erano loro due, e nient'altro. Un altro breve bacio a suggello di quella piccola magia appena accaduta ed i due presero insieme la via per il mare. Quel mare che milioni di innamorati di tutto il Mondo guardano, prima di perdersi l'uno nello sguardo dell'altro, l'uno nel corpo dell'altro."

Francesco Storai