giovedì 19 marzo 2009

In Tour Con Il Pluripremiato Trio: Oltrepo' Tour

"Stazione Di... Badia Polesine" Il mio viaggio ha inizio qui. Che strana 'sta voce dell'annuncio automatico, da dove l'han presa? Mah...
La piccola stazione é illuminata da pochi neon.
Un gruppo di pendolari e il silenzio sono i miei compagni d'attesa.
Sono le 6:10. L'Italia a quest'ora si sta lentamente svegliando, sta iniziando una nuova giornata.
Il mio regionale per Rovigo dovrebbe partire alle 6:19, dopo un incrocio, ma... Tutto tace.
6:15, tutto tace... Inizio a innervosirmi, guardo l'orologio, parte un anncuncio: é quello del regionale per Verona... Ma se arriva quello, il mio treno dove s'é perso?

L'avete annunciato, ma 'sto treno dov'é? Il silenzio continua a far da padrone, e il tempo scorre via lentamente...
6:23, 6:23, 6:24, 6:25, guardo nervosamente l'orologio. Inizio a pensare che sia il caso di prendere la macchina e andare a Rovigo, quando...
"Tac, TAC, TAC" - Rumore di relais che scattano. Qualcosa si muove. Il PL lato Legnago si chiude, la Leopolder inizia a martellare velocemente. Spuntano due fari all'orizzonte, e una piccola 1200 entra lentamente in stazione. Arriva l'incrociante, in ritardo anche lui, forse per solidarietà?
Si parte.

Mitico curvone di Rovigo, segnale di protezione Rosso - Giallo per ingresso in deviata. Son le 7:07. Il treno per Bologna a che ora parte? Alle 7:07, ovvio! Rischio di morire congelato aprendo il finestrino, ma l'esito é positivo: sul binario 2 si notano chiaramente i fari della pilota Mazinga. "Ce l'ho fatta!" - penso, e mi avvio frettolosamente alle porte. Marciapiede, si stanno aprendo le porte quando... "No, cosa fari, COSA FAI?" Il Bologna se ne va lentamente, irritando i nervi del sottoscritto e, probabilmente, di tanti altri.

"Tirare", io spingo, e la porta si apre comunque.

Rumore di tazzine, profumo di caffé, gente che parla sottovoce. Pendolari, viaggiatori occasionali, ferrovieri, pensionati, gente di tutti i tipi. L'atmosfera inimitabile del bar di stazione alla mattina alle 7:00. Entri, e impari automaticamente la regola basilare: silenzio e tranquillità. Il caos é là fuori, la gente nervosa, il lavoro, il traffico, fuori! L'Italia là fuori é in movimento; qui no. Questo é un luogo di relax, di sogni, di lunghe attese...
"Due caffé e due pacchetti di..."... La fortuna vuole che in quest'attesa di un ora non son solo. Ho trovato un vecchio amico che mi tiene compagnia fino a poco prima dell'arrivo del successivo treno per Bologna. Pendolare, deve arrivare fino a Treviso. E anche lui, come me, é un po' arrabbiato per il ritardo accumulato in arrivo. "Non capita praticamente mai di far ritardo, almeno fino a qui...", mi racconta. Questo mi fa pensare che la giornata non é iniziata proprio bene!

Cuffie, lettore MP3 e via. La Medie Distanze prende velocità e la campagna circostante inizia a scorrere via veloce.
Aerosmith, John Mayer, Steve Vai, Steve Stevens si susseguono tenendomi compagnia in questi 80 km che mi separano dal capoluogo Emiliano.
C'é chi lavora col portatile, chi legge il giornale, chi dorme. Pendolari, anzi "affezionati" della tratta. Io no, oggi no, oggi son diverso. Oggi non sto andando a scuola, non ci passo tutti i giorni di qui. Oggi son in viaggio "di piacere", e che piacere! La destinazione é Castel S. Giovanni dove Carlone e Storai mi attendono, in compagnia dell'amico Giulio Canevari che si é offerto di accompagnarci in questo raid.

Bologna ha sempre il suo fascino. Mi sento più a mio agio qui che sui banchi di scuola.Quante volte ci son passato, quante coincidenze ho preso, quante corse da una parte all'altra del grande impianto per prendere treni verso le più disparate mete: Roma, Prato, Ancona, Rimini... Quanti ricordi. E ancora Piacenza, Porretta... Che bella la Porrettana! A binario unico in mezzo all'Appenino Tosco-Emiliano tra curve e controcurve, esaltandosi al canto del chopper trifrequenza delle brillantissime ALe642.

Inimitabile il suono dei ventilatori del Tigre che mi sfreccia davanti con il mio treno. E' in netto anticipo, come spesso accade.
Sugli scambi di uscita, a 30, più che una Tigre la loco sembra un gattino indifeso. Appena fuori Bologna, ecco la vera anima di questa macchina: belva della savana, fa un accelerazione da paura trascinandosi dietro 9 vetture come fossero aria. Prodigio della tecnica, ultima delle vere locomotive da treno FS. 6 assi, 5 MW, un design e un sopranome che rispecchiano perfettamente le prestaizoni decise e taglienti di questo gruppo di macchine.

Le città corrono via veloci: Castelfranco Emilia, Modena...

Castel S. Giovanni mi accoglie con il suo meraviglioso BEM.
Dopo un po' arriva, rigorosamente contromano, una 206. Eccoli. Si ride e si scherza sull'errata manovra, intanto che ci si mette in marcia... E che marcia! 50 m e ci fermiamo... A fotografare il 214 fermo nello scalo. Non c'é fretta, lo Storai decide di addentare un panino che ci fa prolungare un po' la sosta dopo le minacce impartite da Giulio sul fatto di far briciole nella sua macchina.

Parcheggiamo. Sarmato, cascina, stradina e cavalcavia. Do un occhiata alla situazione. Mi informo sul prossimo treno: regionale da Piacenza. Gli altri optano per un inquadratura con alberello e treno. Io, come in ogni tour accade, mi allontano: si tenta la "vangoggata" con cascina, stradina e treno in laterale.
Tra i rumori dell'autostrada in fondo e dei camion dei pompieri che continuano a passare sento un suono: mi sembra una tromba... No, non c'é un orchestra, una tromba di un treno.. Quanto fischia questo! Pure bitonale... Che sarà mai? Inizio ad aver paura che sia il merciazzo del secolo... Sono indeciso se mollare la posizione o rimanere... I fischi si avvicinano sempre di più... E' vicinissimo: HO PAURA di cosa potrebbe essere... Lo Vedo! Giallo... COME GIALLO? E' una rincalzatrice... Scatto, giusto per provar l'inquadratura, e inizio ad innervosirmi. Ricomincia l'attesa...

"Da qui non vedo nulla quando arriva!" - penso, mentre mancano pochi minuti. Non c'é un PL, un segnale, qualcosa che mi avvisi dell'effettivo arrivo del treno. Io e l'orologio.
Un rumore, un magico rumore, che si fa sempre più forte inizia ad echeggiare nell'aria. Eccolo. Inquadratura, messa a fuoco... Ho pochi istanti per scattare da quando sbucherà da quel sottopasso... Il rumore si fa sempre più insistente... La tensione sale, non la posso sbagliare... Sbuca possente e veloce il Caimano.. Click.
E' passato.
Sposto velocemente il selettore della macchina sulla visualizzazione.. "Dai, fammi veder 'sta foto! Dimmi che non l'ho sbagliata!"... Al limite. Ma veramente AL LIMITE. Benissimo. Sono soddisfatto.

Sul cavalcavia con gli altri si parla del più e del meno. Giulio é in posizione. Anzi, tutta la sua attrezzatura é in posizione, lui sta facendo "giardinaggio": eh sì, non ci si dedica solo alla fotografia, ma anche al giardinaggio per far foto ferroviarie... Giardinaggio, oddio, più che altro si parla di VIOLENTA REPRESSIONE delle sterpaglie che tentano maldestramente di rovinar le inquadrature.

E' previsto un merci. E anche interessante. Railion sta per arrivare... Prendiamo posizione. Mi piazzo a metà del cavalcavia, Giulio sul curtile della cascina. Storai e Carlone prendono posto sulla sommità del cavalcavia.
Si attende.
La luce va e viene... Stupida "nuvola assassina"! Cambio esposizione ogni due secondi. Sto impazzendo.
"ARRIVAAAAAAAAAAA!". No, non sono i due di vedetta a urlare. E' Giulio. Dalla sua posizione, e grazie alla curva della ferrovia, l'ha avvistato per primo. Click.

Siamo nuovamente sulla 206. Abbiamo abbandonato il puntofoto, dove avevo tentato una vangoggata infangandomi in maniera indegna.
Si cerca un altro posto.
Avanti e indietro alla ricerca di una stradina.
A un certo punto vediamo un PL: é chiuso. Via a razzo, scendiamo in velocità e ci mettiamo a correre in un campo. E' un merci, un bel merci, con 655. Controluce. Peccato.
Il nuovo puntofoto ci piace. Abbiamo già visto altre foto scattate qui, del grande Stefano "Praz" Paolini. Rivivere lo stesso luogo visto poche settimane prima in internet ha un suo gusto particolare: "io ci son già stato qui, eppure é la prima volta che ci vengo", questo mi viene in mente.

Immortaliamo alcuni merci. Nelle pause si studiano le inquadrature: lo Storai data la poca luce inizia a dire "E' l'ora del PANNIIIIIING!", ma é costretto a desistere perché le nuvole cambiano l'intensità di luce molto rapidamente.
Carlone propone una bella foto panoramica, da scattare col cavalletto... Ma non ce l'ha. Canevari sì, e coglie l'idea al volo. "Si arrichiscono tutti alle mie spalle", é la risposta del Carlone, che mi fa scoppiare a ridere come un idiota per il tono ironico con cui lo dice.

Vangogh, qui gli spunti ci sono. Il paese é uno spettacolo, ma é controluce. C'é un paraurti di un binario marcio, ma nulla.... Ci sarebbe l'ombra delle piante, ma manca la luce... C'é la sottostazione, con il raccordino segato. L'idea c'é, ma torno a unirmi al gruppo per far due chiacchiere e informarmi su cosa passa: un Minuetto. Benissimo, si può vangoggare. Storai mi segue... Mancano una decina di minuti al treno... E il sole torna a splendere. E' da assassini buttar via questa luce per una foto così. In compenso, vista la scenetta molto malinconica, opto per farmi immortalare in una posa "di riflessione".

Punto una pianta, anzi, la sua ombra. Carlone mi invita a provare con l'ombra della pianta che ha vicino, data anche la presenza della cascina di sfondo. Accetto. Grande Carlone, ottima idea. Rischio: un tocco di tele dovrebbe giovare all'iinquadratura. Dai, il Minù é corto, ci dovrebbe stare... Arriva: Click.
Benissimo.

Castel S. Giovanni ci accoglie con i suoi sensi unici.
Giulio ci saluta, dopo un piccolo diverbio con il locale DM che sostiene che "Non si possono fare le foto in stazione".
Grazie Giulio, grande.
Il Pluripremiato Trio rimane sulla panchina di Castel S. Giovanni.
Si chiacchiera: il Carlone racconta che non vede l'ora di andare ad Amsterdam con gli amici. Sì, le battute si sprecano. Storai invece parla dell'enorme spesa fatta in biglietteria: tra questo tour e la settimana in Svizzera a trovare la sua dolce metà, ha effettivamente speso una bella cifra. Grande. Lo penso ogni volta: Francesco é da ammirare per come é riuscito a vincere la lontananza.
Io? Io mangio!

Mi suona il telefono, e suona anche la Leopolder. Arriva il nostro treno. Salutiamo Marco, e lo ringraziamo. A presto Carlone, con un nuovo tour!
Mentre tento di risolvere i problemi informatici di un amico, un bel 632 arriva con alcune X.
Saliamo, scompartimento vuoto: ci accampiamo.
Piacenza é vicina, sosta zigaretta... Ehm... Coincidenza. Via verso Bologna...
Parliamo... Della giornata, di tante cose...
Il sole scende all'orizzonte, illuminando ancora per un attimo la nostra Medie Distanze.
La stanchezza, ma anche la soddisfazione la ci si legge in faccia.
E' stata proprio una bella giornata.

Bologna ci accoglie ancora, piena di gente. Accompagno lo Storai verso il binario 1 Piazzale Ovest... Quanto caspita é lunga 'sta stazione? Un complesso di ALe 642 lo riporterà in Toscana. Ciao Storai, grande! Alla prossima!
Il tour finisce qui. O quasi. Mancano circa 160 km a casa.

Vivalto, confort e treno nuovo. Bello, mi piace. Anche se... La E464 in testa se le sogna le prestazioni del Tigre della mattina....
La stanchezza mi assale, mi faccio coccolare un po' dal mio lettore MP3 mentre la campagna buia si alterna alle luci delle città e delle stazioni.

Rovigo. Materiale stazionato, una bella 345 nella vecchia livrea fa bella mostra di se sugli utlimi binari.
Al 4, é pronto il regionale che mi riporterà a casa.

Una coppia di 1200R, semi deserta, corre sul binario unico verso casa. I motori diesel urlano, le piccole stazioni accolgono pochi pendolari di ritorno dal lavoro.

Casa. Doccia, cena e via a veder le foto. E' stata veramente una bella giornata, mi son divertito, e ho portato a casa alcuni scatti interessanti.
Crollo a letto, stanco ma felice.
Domani? Domani si torna al caos, alle scadenze da rispettare, alla sveglia che suona sempre troppo presto, alla vita da studente... Domani. Oggi no, oggi sono diverso.

Fabio Baschirotto

domenica 25 gennaio 2009

"Le stelle quella sera sembravano gemme ed impreziosivano unarazzo blu scuro chiamato cielo. Con il loro brillante luccichio pareva stessero tremando di paura ... o di freddo?
A dire la verità, anche tanti lampioni illuminavano la piccola stazione deserta, come sempre nelle ore notturne, e quello scorcio di paese, che nessuno stava guardando. In sottofondo il verso delle civette, il canto dei grilli e la brezza di terra che spingeva, lontano dai binari, il suono perpetuo delle onde del mare. Quel mare che milioni di innamorati di tutto il Mondo guardano, prima di perdersi l'uno nello sguardo dell'altro, l'uno nel corpo dell'altro.
Ma a qualche centinaio di metri da quel mare... qualcosa si aggiunse alla scena. La stazione non fu più deserta: due giovani, un ragazzo ed una ragazza, avanzarono lungo la piattaforma, mano nella mano, senza alcuna fretta... non sembravano viaggiatori perchè non portavano valige e nessun treno avrebbe effettuato servizio passeggeri fino all'indomani.
"Ti rendi conto che non è normale trovarsi qui?" chiese improvvisamente e quasi colpevole il ragazzo, guardando la sua bella. "Ma perchè? Qua di sicuro nessuno ci disturba..." disse dolcemente lei. Eleonora non smetteva più di sorridere, era apparentemente felice e ansiosa di trovarsi in quel posto. "Io scherzavo, sei tu che mi hai preso maledettamente sul serio! Dio mio... portare una ragazza dentro una stazione all'una di notte... c'è da vergognarsi! Ma davvero non ti scoccia?" "No, non rompere..." tagliò corto lei, mentre con lo sguardo cercava una panchina su cui sedersi. Il ragazzo immaginò che da lì a poco lei si sarebbe uccisa di noia... ma sarebbe stato sciocco ed inutile insistere... preferì tacere ed assecondare la ragazza.
Eleonora individuò ciò che stava cercando: una panchina al binario 1. Sempre per mano, quasi come "fosse del luogo", guidò Giorgio fin là e si sedetterò.
In quella placida notte d'estate trovarsi all'aperto era una piccola delizia, dopo il pomeriggio passato a boccheggiare a causa dell'afa.
I segnali di partenza all'estremità della piccola stazione erano tutti disposti al rosso. Giorgio sorrise fra se e se: pensò a quanto fosse inverosimile trovarsi con lei nel bel mezzo della notte, in una stazione... Soprattutto perchè non dovevano prendere nessun treno! In quel momento, la Natura romantica prese il sopravvento e Giorgio non potè resistere oltre: strinse forte a se Eleonora e la baciò teneramente... la situazione era perfetta e lei era troppo bella per non farlo. Con l'occhio semiaperto però colse un cambiamento di luce... un segnale si era appena disposto al verde. Eccoci, la situazione diventava ancora più intrigante. Reagendo d'istinto al nuovo stimolo, il giovane si lasciò prendere dagli eventi e interruppe frettolosamente quel bacio, lasciando capire che il suo pensiero era altrove.
"Beh, che fai? Ah... arriva il treno..." sospirò lei sconsolata, ormai abituata ad essere "sorpassata" dai treni in determinate situazioni.
Giorgio si rese conto di aver avuto il tatto di Jack lo Squartatore ed il romanticismo di Terminator... ma ormai "la frittata" era fatta e lei sembrò rassegnata a quel comportamento. Con comprensione ed enorme pazienza, non offendendosi e non facendo scenate come avrebbero fatto quasi tutte le ragazze, abbracciò dolcemente il proprio uomo, sospirando ancora e appoggiando la testa sul suo petto. Poi, entrambi si volsero a sud, da dove il treno sarebbe apparso a momenti. Il ritmico canto della Leopolder continuava insistente, squarciando la quiete della idilliaca notte estiva. Nessuno nel raggio di chilometri si sarebbe curato del passaggio di quel treno a notte fonda... solo loro. Improvisamente silenzio, la Leopolder si era placata. Giorgio aguzzò la vista, in cerca di un segnale, di una luce... ed ecco laggiù, un riflesso lontano nelle tenebre, lo scintillare blu di un sempre più presumibile pantografo. Le rotaie cominciarono a vibrare e a sibilare, in un crescendo di sonorità intense, quasi fosse l'ouverture di una sinfonia. Giorgio aveva sempre adorato quel rumore. Il treno si stava avvicinando, avventandosi sui binari come un feroce predatore, ed i suoi proiettori, i grandi occhi gialli della fiera, avevano ormai vinto del tutto l'oscurità.
Vari metri cubi d'aria sbatterono istantaneamente sui visi dei due spettatori, quando la belva notturna ruggì violentemente e passò oltre, col suo possente corpo metallico, trascinando la sua inseparabile cucciolata, in fila quasi silenziosa, tutta illuminata e colorata. Uno, due, tre, quattro e altri ed altri ancora. Come flash veloci e intensi di luce, tutte le carrozze passarono davanti ai loro occhi, due affascinati e altri due socchiusi per il devastante fracasso. Così, fino all'ultima carrozza, che portò con se un rumore più leggero, ferrigno presagio di calma imminente.
Le lucine di coda intermittenti sembrarono salutare i due giovani facendosi sempre più lontane e confondendosi nuovamente con l'oscurità, verso nord, inghiottiti dalla linea.
Come dopo ogni terremoto, tempesta o tsunami, la calma si ristabilì totalmente. Grilli e civette ripresero l'altra, la loro, sinfonia interrotta.
"Chissà dove andava..." chiese Eleonora, con aria un pò ingenua, fingendo una parvenza di improbabile interesse. "Hai visto la scritta SNCF? Sono le ferrovie francesi. Quello è un treno per la Francia. Hai visto come correva?" "Mh mh..." annuì lei, non condividendo troppo l'eccitazione del compagno.
I due erano ancora abbracciati sulla panchina del binario 1.
Giorgio guardò la sua compagna. La luce tremolante di un neon illuminava i suoi splendidi occhi verdi e presto, lui lo sapeva, un magnifico sorriso si sarebbe acceso sul suo volto. "Beh, che ti guardi?"
"Sei bellissima" rispose lui,convinto e un pò emozionato. Eleonora arrossì e abbassò gli occhi, un po' intimidita da quel complimento ricevuto in un posto ed in un momento inaspettato, ma intimamente compiaciuta.
DIN DIN DIN DIN... era ancora la Leopolder, stavolta in transito verso sud, con la procedura che si ripeteva: TAK. Il segnale si apriva al verde.
Giorgio si alzò dalla panchina. Eleonora lo guardò stranita "Ma che fai?...Adesso passa! ..."
"Basta treni!" Rispose lui "Vieni... ti porto a vedere il mare..." e le porse le mani per farla alzare da quello scomodo giaciglio. Eleonora non fece domande, anche se non capiva granchè l'improvvisa decisione di perdersi per pochi secondi quel transito. I due innamorati, come erano entrati, uscirono mano nella mano. Un attimo prima di uscire dall'atrio la Leopolder si spense e annunciò con il silenzio l'arrivo del treno.
Giorgio rallentò fino a fermarsi ed Eleonora capì che la sua passione lo stava sopraffacendo ancora una volta e l'avrebbe portato a voltarsi ad osservare quel treno. Sconsolata abbassò gli occhi senza girarsi, in attesa della solita sequenza di sibili, ruggiti e vibrazioni. Sapeva che era sciocco essere gelosa di un mezzo di locomozione e quindi non protestò, limitandosi ad un "Uffa..." a denti stretti. Ma Giorgio si era fermato e voltato non per guardare il treno ma per baciare la sua bella. E la dolcezza di quel bacio si contrappose al duro sferragliare di un lungo treno merci che martellava stanco e senza fretta sui binari a pochi metri da loro. Così, quando il frastuono sui binarì terminò ed il treno fu inghiottito dalla curva in uscita dalla stazione, anche il bacio terminò.
Ormai i due avrebbero potuto essere ovunque: nessun'altro e nient'altro importava. C'erano loro due, e nient'altro. Un altro breve bacio a suggello di quella piccola magia appena accaduta ed i due presero insieme la via per il mare. Quel mare che milioni di innamorati di tutto il Mondo guardano, prima di perdersi l'uno nello sguardo dell'altro, l'uno nel corpo dell'altro."

Francesco Storai

venerdì 26 dicembre 2008

Va' Dove Ti Porta Il Turbocompresso...

E' sempre bello conoscer l'Italia dal finestrino di un treno... Magari su una linea secondaria, come consigliava in un monologo il grande Marco Paolini.
Vi presento quindi questo mio breve testo, scritto direttamente in viaggio...

"E' l'alba nella bassa veronese.
Il cielo azzurro e terso, la luce calda, le prealpi venete che fanno da cornice a queste infinite distese di terra.
Ferrovia secondaria, "ferro 50", odore di nafta, fumo, chiazze di olio sparse sulle traversine. Nelle curve, immancabile, il "todescaden" della ruota che salta sulla giuntura delle rotaie.
"Biiiip - Psss", il blocco porte.
"Al blocco vai" urla il CT, assonnato, tornando in cabina.
"Pssss - Tsss" precise, come il fucile di un cecchino, le elettrovalvole comandano cambio e frizione.
Si alza in coro il canto dei due 14 litri FIAT, decisi, cattivi, come una squadra di rugby prima della finale mondiale.
Il turbosoffiante inizia a urlare e la lancetta del contagiri sembra essere inarrestabile.
Si guadagna velocità rapidamente, in un'orgia di fumo, sonorità e sprint.
Il paesaggio scorre via veloce dal finestrino mentre io sogno d'esser lì, al banco, a dirigere quest'incredibile orchestra chiamata 668."

Baschirotto Fabio

domenica 21 dicembre 2008

Sui vagoni ferroviari viaggiano le storie di tutti i giorni e le storie speciali. A volte i viaggiatori le vivono, a volte le ascoltano ed a volte le raccontano. Io vi racconto questa…

"Sono seduto da diverse ore su un treno. Attorno a me, fuori dal finestrino, si stagliano bellissime le Alpi, pronte all’abbraccio della prima neve , che arriverà di li a poche settimane.
Nelle mie orecchie David Gahn canta “Enjoy the Silence” e mi torna in mente il video in cui il vocalist dei Depeche Mode, vestito da Re, attraversa montagne innevate e spiagge incantate. Mi sento un pò come lui... anche io sto attraversando posti mozzafiato, suggestivi, mai visti prima e sono carico come un sovrano il giorno della sua incoronazione. Sono posti bellissimi, davvero, ma dannatamente lontani dalla mia placida Toscana.
Perchè sono qui? Per una ragazza. Banale? Forse. Anzi, sicuramente! Suvvia, non fate facili ironie su questo viaggio (chi ha pensato "Tira più un..." può anche smettere di leggere): lei è semplicemente splendida. E’ bella, intelligente e le ore di treno che faccio per andare da lei sono più che giustificate. La parte sentimentale ed irrazionale di me ha preso il sopravvento e mi ha reso capace di una "mattata" del genere.
Non manca molto ad arrivare a destinazione.
Durante tutto il viaggio mi sono chiesto se fossi realmente io il protagonista di questa storia, ma la fuga del paesaggio dietro al finestrino mi ha risposto sempre di sì, su questo treno che va a nord io ci sono davvero e mi sto godendo lo spettacolo dei treni SBB che mi sono sempre piaciuti particolarmente, tutti colorati, tutti diversi. Che belli!
Tra poco dovrò abbandonare questo serpentone metallico (leggasi "ETR470"), Basilea è sempre più vicina e tra breve sarà raggiunta.
Come rapidi uccelli molesti, uno stormo di pensieri cupi mi attraversa la mente: e se si fosse trattato tutto di uno scherzo, di una presa in giro? Se questa ragazza mi avesse ingannato alla grande, se non fosse di Basilea? Se non si presentasse alla stazione ed io restassi solo come un idiota in un paese straniero per tre giorni, spendendo fra l'altro una fraccata di soldi. In fondo sempre di donne stiamo parlando, eh, mica di creature razionali! Potrebbe essere il "pacco" più clamoroso di tutti i tempi. Dannazione, cattivissimi pensieri. Tutto questo mi fa accelerare il battito del cuore, già piuttosto accelerato di suo.
Il treno si è fermato.
Ci sono, sono a Basel SBB. Scendo dal mio Cisalpino, mando un messaggio ad "ella", le dico dove sono. Fa freddo a Basilea, piove e tira vento, quasi a sottolineare che i +34 C di ieri, di casa mia, sono davvero lontani. Ed in effetti sono a 675km più a sud…tanti.
Messaggio mandato e non arriva nessuno.
Lo stormo di brutti pensieri fa una stretta virata e torna a riempirmi il cervello. Ho freddo e rintano il capoccione nella mia felpa Napapijri mentre il traffico dei treni alle mie spalle procede incurante di tutto e di tutti. Mi guardo intorno, alla ricerca di qualcosa di familiare o perlomeno di confortante ma non c’è nulla: solo nubi in cielo e costruzioni austere tipiche “crucche”.
All’improvviso sento qualcuno correre verso di me, i passi veloci e leggeri che speravo tanto di sentire... mi volto e vengo travolto dal caldo e dolcissimo abbraccio di una ragazza bionda... è lei, è davvero lei, non era uno scherzo, lei è veramente tra le mie braccia e ora i nostri cuori intonano una sinfonia di battiti, selvaggia e bellissima, accompagnata dallo sferragliare di bordini e da annunci in tedesco. Il freddo sparisce in un attimo, i treni si allontanano discreti e le nuvole grigie sembrano ad un tratto meno scure e uggiose...

(omiss)

...le ultime ore insieme sono lunghe ma si tingono sempre più di tristezza. So già cosa succederà: il mio treno per tornare a casa arriverà come una sentenza inappellabile, una sentenza per due condannati.
E' forse la prima volta, in vita mia, che una stazione ferroviaria mi genera un senso di repulsione. Un treno, il mezzo di locomozione che ho sempre amato fin dalla culla, sta per disintegrare il momento perfetto. Lo sento quasi come un tradimento. Carogna, non ce l’hai un cuore, tu? Macchè, ed anche se ce lo avessi, sarebbe freddo come le lamiere di cui sei fatto.
Il treno per Milano arriva veloce, rallenta stridendo e si ferma… , purtroppo. Apre le porte pronto ad ingoiare me e tutti i miei ricordi recenti. Butto su le valige, ma io riscendo giù perché non posso rinunciare ad un ultimo, lunghissimo bacio. La gente ci guarda: qualcuno sembra intuire e forse un po’ si emoziona, altri scuotono la testa. Già, è la scena madre di qualche milione di film sentimentali. Un fischio netto e categorico: è Il capotreno che ha decretato la fine di tutto. Ecco, ci siamo. Devo andare. Salgo su. La guardo dal vestibolo con le mani nei capelli, tristissimo e senza più un briciolo di lucidità. Faccio "ciaociao" con la manina mentre il treno parte lentamente. La seguo con lo sguardo finchè posso. Arrivederci Bambolina mia.
120 secondi e realizzo cosa mi è successo negli ultimi tre giorni e cosa sta succedendo. Tutte le cose belle che fino a poco prima erano "presente" ora vengono ridenominate nella mia testa con la scritta "passato".
Tiro un respiro profondo e il fiato annega in una infantile ma insopprimibile voglia di piangere. In un attimo il mondo si sbriciola: non vedo più gli altri passeggeri, non vedo più i treni SBB. E' troppo. Batto la testa contro la parete del treno. Il capotreno passa, mi vede e mettendomi una mano sulla spalla mi fa “Tutto ok?” e io “No... proprio no”. Lui capisce, forse ha visto. Il suo “Coraggio, su!” mi ridona un minimo di lucidità, in fondo sono un uomo, piangere non serve e so che la rivedrò prima o poi. Con virile solidarietà, mi accompagna al mio posto. Grazie, molto gentile, probabilmente sarei rimasto dentro quel vestibolo fino a Chiasso. Fa un comprensivo cenno col capo e si allontana discreto. Una vigliacca lacrima rotola giù, vista da tutti i passeggeri di quella carrozza (dannato Bpm salone…), ma poi chiudo gli occhi e mi immergo "in stand by" nei miei pensieri d'oltralpe. Con una sola convinzione, allora come adesso: non sarà l'ultima volta."

Francesco Storai